Fabbri 22,31, record Duplantis-Tsegay
17 Settembre 2023di Marco Buccellato
Leonardo Fabbri ancora superlativo nella seconda serata delle finali della Wanda Diamond League a Eugene. Il pesista azzurro argento mondiale è quarto in una gara dai contenuti strepitosi, con 22,31, seconda prestazione della carriera a soli tre centimetri dalla misura che gli ha consegnato il podio iridato un mese fa, e quarta prestazione assoluta italiana dopo Alessandro Andrei (22,91), Zane Weir (22,44) e la misura del Fabbri formato-Budapest (22,34). Il fiorentino dell'Aeronautica ha iniziato con 21,42, poi l'exploit da 22,31, seguito da tre lanci nulli e un 20,76 conclusivo. Il Diamond Trophy va per la terza volta allo statunitense Joe Kovacs, alla miglior gara dell'anno con un favoloso 22,93, ma appena sufficiente per tenere ancora dietro Ryan Crouser (22,91) e il miglior Tom Walsh dell'anno (terzo con 22,69). Si chiude una stagione formidabile per il 26enne allenato da Paolo Dal Soglio, culminata con la medaglia d'argento mondiale e l'abbattimento, ora consolidato a più riprese, del muro dell'élite assoluta dei pesisti, i ventidue metri. “La gara purtroppo è finita al secondo lancio - racconta Fabbri - perché dopo il 22,31 ho preso una storta esultando, ma ho voluto comunque provare a finirla visto che pensavo di fare molto di più. È una stagione da film, sto diventando il pesista che ho sempre sognato di diventare. Non vedo l’ora di iniziare a preparare il 2024”.
CHE SHOW - Una finale di Diamond League senza precedenti, con una seconda giornata che ha registrato due record mondiali (Tsegay e Duplantis), due record europei (Ingebrigtsen e lo stesso Duplantis), un primato europeo U23, un totale di cinque record di area, tre record della Diamond League, sette primati del meeting e ben otto migliori prestazioni mondiali dell’anno.
FOLORUNSO SESTA - Nei 400 ostacoli è sesta l’azzurra Ayomide Folorunso. La primatista italiana ha chiuso ancora una volta su tempi di eccellenza, in 54.68, con il consueto ottimo finale, nella gara vinta dall'olandese campionessa mondiale Femke Bol in 51.98, record del meeting, terza prestazione europea di sempre (sue le prime due) e decima assoluta al mondo. Dall'ottava corsia, l'azzurra ha ben tenuto nella prima parte di gara, riuscendo a chiudere con la caratteristica facilità di azione gli ultimi venticinque metri del rettilineo, confermando nella top-class mondiale della specialità il piazzamento ottenuto nella finale dei campionati del mondo. Dietro la Bol, al terzo Diamond Trophy consecutivo, la statunitense argento mondiale Shamier Little (53.45) e la giamaicana Rushell Clayton (53.56), fotocopia del podio mondiale di Budapest. Con l'ennesima gara di altissimo livello, e l'undicesimo crono della carriera (ottava prestazione stagionale), per l'azzurra delle Fiamme Oro il 2023 vale l'ingresso, a pieno merito e titolo, nell'élite mondiale della specialità. “Per me è una buona chiusura di una bella stagione, mi sarebbe piaciuto ancora di più un quinto posto che era nelle possibilità - commenta ‘Ayo’ - ma alzarsi da tavola con un po’ di fame fa sempre bene e non è stato semplice, ho raschiato il fondo del barile per quest’ultima gara. Sono contentissima di aver vissuto la trasferta con il mio allenatore Maurizio Pratizzoli, siamo particolarmente legati a questa pista che ci ha regalato molte soddisfazioni in passato. E oggi è arrivata la conferma che quel sesto posto ai Mondiali di un mese fa non era pura fortuna. Il lavoro fatto dietro le quinte è stato importante e questi risultati rincuorano me e tutto il mio team per il futuro”.
TSEGAY RECORD MONDIALE NEI 5000 - Che il record del mondo dei 5000 metri femminili fosse l'ambizione di Gudaf Tsegay lo si intuiva dai passaggi richiesti (2:48.75 ai 1000 metri e 8:26.25 ai 3000), ma le pacemaker hanno fatto anche meglio indirizzando l'etiope iridata dei 10.000, ma già all'oro mondiale su questa distanza a Doha, al record mondiale di 14:00.21, un'inezia per non riuscire anche a violare il "muro" dei quattordici minuti. Sull'elastico di intermedi come 2:28.08 della statunitense Johnson, il 5:37.34 della connazionale Cranny (world lead sulla distanza) e soprattutto il pazzesco 8:26.03 dell'etiope Birke Haylom (primato mondiale U20 e U18 non ufficiale per non aver completato la gara), la Tsegay ha dovuto reggere a distanza il confronto con l'impresa di Faith Kipyegon (14:05.20 a Parigi, quest'anno), vincendo il Diamond Trophy e trascinando la keniana Beatrice Chebet quasi a eguagliare il precedente limite in 14:05.92 per la terza prestazione di sempre.
DUPLANTIS 6,23! ANCORA UN PRIMATO - Aveva compiuto l'impresa chiudendo il Mondiale di Oregon '22 all'ultimo atto della rassegna (6,21), per poi salire ancora al coperto a 6,22 a Clermont-Ferrand nello scorso inverno. Quest'anno ci ha provato in un'infinità di occasioni, ma la pedana dell'Hayward Field è quella giusta per regalare altre emozioni infinite nell'asta a firma di Armand Duplantis, che ha vinto la gara con soli tre salti senza errori fino a 6,02 (tre errori del filippino Obiena, secondo con 5,82), e al primo assalto ha portato il record del mondo a 6,23, la perla di un'altra stagione spaziale in cui lo svedese della Louisiana ha superato sei metri e oltre in ben tredici occasioni, con l'asterisco finale del primato e del terzo Diamond Trophy consecutivo.
Eugene, e la finale di Diamond League, riscrive la storia in un meraviglioso pomeriggio settembrino, in condizioni ideali.
INGEBRIGTSEN RECORD EUROPEO NEI 3000 - Ancora superlativo Jaokb Ingebrigtsen, impresa nell'impresa, al primato europeo dei 3000 metri dopo aver schiantato ieri quello sul miglio. L'aria del primato del mondo è svanita dopo i passaggi non in linea con quanto preventivato, ma il finale ha entusiasmato per lo spalla a spalla tra il norvegese e l'etiope Yomif Kejelcha, alla fine separati da un centesimo. In 7:23.63 Ingebrigtsen migliora il 7:24.00 di Parigi, trascinando Kejelcha al record nazionale di 7:23.64 e alla quarta prestazione di sempre sulla distanza. In scia, record americano per Grant Fisher in 7:25.47, in una gara con ben sette atleti sotto i 7:30. Per Ingebrigtsen non ci sono aggettivi, basti ricordare che il limite europeo di oggi è il settimo ottenuto dal norvegese quest'anno nella stagione outdoor, due nei 1500 metri, due nei 3000, uno nel miglio, il record mondiale nei 2000 e la migliore prestazione mondiale sulle due miglia.
Emozioni senza fine: tocca agli 800 metri femminili, dove Athing Mu si ritrova definitivamente e si supera anche, vincendo un duello entusiasmante con Keely Hodgkinson fino a limare il suo record USA a 1:54.97, miglior crono dell'anno nella miglior gara dell'anno, con primati nazionali anche per la britannica Hodgkinson (1:55.19, decima di sempre al mondo e record europeo U23) e la giamaicana Goule-Toppin (1:55.96), con la campionessa del mondo Mary Moraa solo quarta (1:57.42). E' proprio la Hodkingson a vincere il trofeo, qualificata per le 'finals', al contrario della Mu, presente grazie alla wild card concessale da World Athletics. Tra le world lead della serata, menzione speciale per la miglior gara di alto donne della stagione, con Yaroslava Mahuchikh e Nicola Olyslagers entrambe salite a 2,03 (record oceanico per l'australiana), dopo un'avvincente rincorsa all'ucraina, una sola macchia a 2,03 e vincitrice del trofeo per il secondo anno di fila, laddove alla Olyslagers sono serviti tre tentativi per aver ragione della misura e aver rischiato di chiudere anzitempo lo show con tre prove a 1,98. Migliore prestazione mondiale dell'anno negli 800 maschili vinti dal keniano argento iridato Emmanuel Wanyonyi, per il primo sub-1:43 dell'anno, 1:42.80 a centrare il record del meeting e prevalere negli ultimi dieci metri sul campione mondiale Marco Arop (al record canadese in 1:42.85) e sull'algerino Sedjati (1:43.06, record personale). Nei 110 ostacoli l'ennesima world lead di questa strepitosa seconda giornata delle 'finals' di Eugene, centrata dal giamaicano Hansle Parchment in 12.93 (+0.9) con il solito finale che non lascia scampo alla coppia di ostacolisti USA che con il giamaicano hanno occupato il podio mondiale di Budapest, Grant Holloway (13.06) e Daniel Roberts (13.07).
La velocità premia due volte Shericka Jackson, sabato regina dei 100 metri. Oggi l'assalto al record del mondo nei 200 di FloJo Griffith non è andato a buon fine, ma il crono della giamaicana (21.57 con +0.3 di vento, primato del meeting e ottava prestazione assoluta sulla distanza) è da leccarsi i baffi. Un abisso dietro (ma con prestazioni eccellenti) filano l'ivoriana Ta Lou (22.10) e la bahamense Strachan (22.16). Nei 200 uomini, la resurrezione di Andre De Grasse: il canadese campione olimpico di Tokyo mette tutti in fila nei 200 chiudendo la stagione con il primo successo in Diamond League e l'acuto di un 19.76 (+0.6) senza discussioni, con netto margine su Bednarek (19.95) e il giovane Knighton (19.97).
Sorpresissima nel disco maschile, con l'australiano Matthew Denny che attende l'ultimo turno per lanciare al primato nazionale di 68,43 e lasciare senza diamante la coppia favorita, lo sloveno Ceh (67,64) e lo svedese campione del mondo Stahl (67,36). Pokerissimo di vittorie formato diamante per la serba Ivana Vuleta, nata Spanovic, che all'ultimo salto agguanta a 6,85 (+0.2) la nigeriana Ese Brume, che perde per la peggiore seconda misura (6,69 contro 6,77 della campionessa del mondo di Budapest). Nel lungo maschile il Diamond Trophy resta in Europa, dopo i successi dello svedese Montler e del greco Tentoglou, grazie al versatile talento dello svizzero Simon Ehammer, vincitore con 8,22 sul giamaicano iridato a Doha Tajay Gayle, stessa misura (ventosa) ma con un secondo risultato (8,08) inferiore all'8,10 dell'elvetico. Conferma il Diamond Trophy dell'anno scorso l'iridata iridata Marileidy Paulino, nettamente padrona dei 400 metri in 49.58 davanti all'argento mondiale Kaczmarek (50.38) e all'olandese Klaver (50.47).
Terzo successo consecutivo nelle finali della Diamond League anche per la discobola Valarie Allman, che con il lancio d'apertura di 68,66 ha piegato la connazionale Laulauga Tausaga, che le ha soffiato il titolo a Budapest, ma ancora ben oltre gli standard pre-mondiali con 68,36. La leonessa Sandra Perkovic, che di diamanti ne ha vinti sei, ha chiuso terza con un ottimo 66,85. Fa tris anche la nigeriana Tobi Amusan, che su questa pista ha vinto il titolo mondiale dei 100 ostacoli stabilendo il record del mondo, con un sontuoso 12.33 (+1.8), non lasciando scampo alla portoricana Jasmine Camacho-Quinn (12.38) e all'ex-primatista Kendra Harrison (12.44).
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