Parola al FTR Guido Mariani

09 Dicembre 2016

La rubrica "L'atletica raccontata" torna con un'intervista al Fiduciario Tecnico Regionale Guido Mariani, riconfermato dopo due anni di esperienza 

di Orlando Del Grosso

Dopo una breve pausa, rieccoci qui con la nostra rubrica “L’atletica raccontata”. Se nelle precedenti pagine avevamo dato spazio a due giovani atlete, oggi diamo voce ad uno dei tecnici più “coraggiosi” e “rivoluzionari” che la nostra regione abbia mai avuto, ovvero Guido Mariani. Atleta di livello nazionale nel mezzofondo, tra gli anni ‘80 e ‘90, con un trascorso nel Gruppo Sportivo della Forestale, corpo militare in cui oggi lavora, da due anni ha preso il timone della struttura tecnica regionale. Subentrato come Fiduciario Tecnico Regionale al compianto Maestro dello Sport Marco Ettorre, in due anni ha dimostrato di avere idee chiare e soprattutto innovative, appoggiate in pieno dal Consiglio Regionale e dal presidente Concetta Balsorio. Mariani ha cercato, con tatto e perseveranza, di smuovere le acque di un’atletica regionale stagnante da tempo. Potremmo descrivere ed elencare le molte novità apportate da Guido, i suoi successi e anche qualche delusione. Queste non sono, però, le pagine di chi scrive, ma di chi si racconta. Quindi, passiamo la parola a lui.

Ciao Guido, inizio con il chiederti di descrivere, per i lettori più profani, quali sono i compiti e le responsabilità di un Fiduciario Tecnico Regionale, quello che gli americani chiamerebbero Head Coach.

Ciao Orlando, cercherò di essere chiaro e conciso. Tra i compiti principiali vi è quello di organizzare una struttura tecnica che sia in grado di individuare gli obiettivi, di programmare e supportare le attività, attraverso l’organizzazione del calendario regionale di gare, la formazione atletica (raduni di preparazione, specifici e di rifinitura, campus);  formazione tecnica (riunioni, convegni e seminari), partecipazioni a gare interregionali e nazionali delle varie rappresentative regionali, verifica e raccolta dei dati statistici necessari al raggiungimento degli obiettivi. Credo sia fondamentale guardare avanti, facendo tesoro degli errori commessi e cercando di individuare soluzioni valide alla crescita generale del movimento atletico abruzzese.

Tra le responsabilità in primis vi è quella di rispondere alla mia morale, avendo ricevuto ed assunto l’incarico di organizzare e svolgere nel migliore dei modi l’attività istituzionale prevista nello statuto federale. Inoltre, vi è la responsabilità di essere il punto di riferimento di tutti, quindi essere sempre pronto ad ascoltare e trovare soluzioni per l’intero movimento regionale.   

Entriamo nel vivo dell’intervista. Una delle ultime volte che ci siamo visti in campo, mi avevi confessato che due anni da FTR ti erano bastati.  Sei invece ancora in sella. Cosa è cambiato? Cosa ti ha fatto decidere di dare nuovamente la disponibilità?

E’ vero, era un pensiero sincero, una riflessione scaturita dalle mille difficoltà incontrate durante lo svolgimento del mio mandato. Tra le cause principali ci sono state le carenze di impianti, le carenze economiche,  le poche risorse umane disponibili per il corretto funzionamento dell’attività da svolgere. La rinnovata disponibilità è sostenuta da una grande passione e dalla motivazione di volere provare a realizzare il progetto iniziato: rendere la FIDAL ABRUZZO capace di partecipare unita all’attività regionale, riuscendo a sostenere un confronto leale e partecipato con le altre Regioni.  Inoltre, lo stimolo dettato dal programma del presidente Concetta Balsorio e la fiducia che l’intero Consiglio Regionale mi ha riposto, non mi hanno permesso di sottrarmi a tale compito.

Ho usato i termini “coraggioso” e “rivoluzionario” per descrivere il tuo modo di vivere l’atletica. Pensi siano corretti?

Entrambi gli aggettivi rispecchiano il mio modo di affrontare la quotidianità. In verità non credo di avere idee rivoluzionarie. Vorrei solamente realizzare il progetto di  un’atletica partecipata, nella quale tecnici ed atleti possano condividere esperienze ed accrescere le proprie conoscenze, eliminando i conflitti territoriali che nulla hanno prodotto, tranne divisioni.  

Ti ho visto rimanere calmo e gentile in situazioni in cui molti avrebbero perso le staffe. Cosa ti aiuta di più in questo tuo modo di essere: l’essere un militare o la sensibilità d’animo?   

Prima di diventare “militare”, la mia famiglia e lo sport mi hanno trasmesso l’importanza e il rispetto delle regole. Tra queste cerco di non perdere mai di vista la lealtà e l’umiltà che sono fondamentali per il mio equilibrio.

Formazione, collaborazione, scambio, condivisione, comprensione. Sbaglio se dico che questi concetti sono alla base del tuo programma di sviluppo dell’atletica? Parlaci della nuova struttura tecnica regionale, che è cambiata nella forma e, si spera, anche nella sostanza.

In effetti, come ho già precisato, la partecipazione e la condivisione sono al centro del programma già intrapreso. Difatti, la nuova struttura è stata completamente rivista passando da un numero di 7 allenatori a 18, ritenuti necessari alla realizzazione dei vari progetti. Tra questi, il primo riguarda il dialogo ed il coinvolgimento di tutti i tecnici regionali, che saranno invitati e supportati a partecipare alle attività collegiali. Inoltre, la nuova struttura contribuirà alla formazione tecnica realizzando importanti convegni formativi.

Oltre ad essere l’Head Coach regionale, quotidianamente alleni ragazzi nella tua città, Pescara. In che modo ti descriveresti come allenatore? Cosa dicono i tuoi ragazzi di te?

Attualmente alleno un gruppo misto ci circa 25 giovani atleti.  A loro desidero trasmettere la passione per questo sport, cercando di accrescere le loro abilità psicofisiche e la consapevolezza delle loro capacità, avendo sempre ritenuto che la performance sia solamente la conseguenza di questo percorso. Con i miei atleti ho sempre avuto buoni rapporti, ma non credo sia giusto rispondere per loro.

Normalmente, nella domanda finale, ai ragazzi do una lampada di Aladino virtuale con cui esprimere tre desideri da indirizzare  alla FIDAL. Con te voglio fare un altro gioco. Ti consegno una macchina del tempo con cui poter andare nel passato e nel futuro. Cosa modificheresti delle tue scelte passate da FTR e cosa faresti, sempre nel ruolo di FTR, se potessi andare nel futuro? 

In ogni attività ci sono delle criticità nascoste, che a volte sfuggono anche agli addetti ai lavori più attenti. Bene. Se potessi tornare nel passato, farei tesoro di un bagaglio di conoscenza che mi è mancato, ad esempio darei più spazio e risalto alla comunicazione delle molteplici attività svolte. Oltre agli aspetti mediatici, oggi fondamentali, cercherei di ripartire maggiormente i compiti, motivando altre figure interessate a dare il proprio contributo e cercando di sviluppare dinamiche di gruppo positive.

Andando nel futuro - definendomi un realizzatore di sogni - vorrei che la FIDAL Abruzzo diventasse un punto di riferimento sul territorio italiano per quanto attiene la formazione. Infatti, negli ultimi anni abbiamo realizzato diversi convegni e seminari formativi in collaborazione con il Centro Studi FIDAL Nazionale e l’Università G. D’Annunzio Chieti - Pescara,  ottenendo riconoscimenti di crediti formativi. Ritengo che la scelta per il futuro sia fare CULTURA per l’atletica leggera.  

                                        O.d.G. 



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